Nuove frontiere per la lotta all'invecchiamento
La medicina moderna sta ridefinendo il concetto stesso di vecchiaia e presto
potrà aiutare l'uomo a superare agevolmente la barriera dei 120 anni. In passato
si riteneva che vi fosse un limite insito nell'organismo che definiva la durata
massima della vita, ma nel corso di un recente meeting presso l'università di
Oxford questa idea è stata superata. P. Hodge, direttore dello Harvard
Generations Policy Program ha dichiarato che i governi devono cominciare subito
ad affrontare la questione dell'invecchiamento costante della popolazione, e
delle sue conseguenze a livello sociale ed economico. Secondo Hodge, la durata
della vita è destinata ad aumentare in modo significativo e le attuali politiche
si riveleranno presto completamente inadeguate. I tempi esatti di questo
cambiamento non sono certamente noti, ma il trend è evidente. R. Miller
(Michigan University Medical School) ha dichiarato che i test eseguiti sui topi,
geneticamente molto simili all'essere umano, hanno mostrato che la durata della
vita può essere aumentata fino al 40% semplicemente limitando l'apporto
calorico. Trasferendo questi valori sull'uomo, questo significa che nelle
nazioni sviluppate si potrebbe passare dagli ottant'anni ai centododici, con
alcuni individui in grado di vivere anche molto più a lungo. A. de Grey
(Cambridge University) si spinge molto più avanti, dichiarando che la prima
persona che vivrà più di mille anni è già nata; de Grey ritiene che una serie di
terapie e interventi potrebbero addirittura consentire di bloccare
indefinitamente il processo di invecchiamento degli esseri umani. Le audaci tesi
di de Grey non sono condivise da tutti; secondo T. Kirkwood (Newcastle
University) il processo di invecchiamento umano è un processo modificabile ma,
attualmente, gli scienziati hanno solo cominciato a scalfire la superficie del
problema. L'obiettivo reale non è tanto quello di allungare la durata della
vita, quanto di prolungare il benessere degli individui. J. Olshansky (University
of Illinois) ritiene che longevità e salute procederanno di pari passo; tuttavia
una reale comprensione dei meccanismi biologici alla base dell'invecchiamento
richiederanno ingenti investimenti nella ricerca. Da un punto di vista etico,
l'estensione della durata della vita è un argomento controverso; alcuni filosofi
ritengono che sia un concetto contrario alla natura umana. Tuttavia, J. Harris (University
of Manchester) ritiene che qualsiasi società in cui salvare una vita umana è un
atto degno di essere perseguito, abbia anche il dovere di sviluppare una
medicina in grado di garantire una vita più lunga e più sana. Secondo Harris, se
è giusto procrastinare la morte anche solo per breve tempo, allora è ancora più
giusto tentare di farlo per periodi più lunghi.
10 regole per non invecchiare
L'invecchiamento è un processo che non si può evitare, ma è possibile differirne
gli aspetti negativi sulla nostra qualità della vita. È però necessario agire
non appena il processo inizia, poco dopo i 20 anni.
1) Curare l'alimentazione ed evitare il sovrappeso
2) Evitare la vita sedentaria, praticando una sana attività sportiva in modo
continuo
3) Non fumare e moderare il consumo di alcolici
4) Coltivare in maniera attiva e continua interessi di svariata natura (hobby)
5) Mantenersi sempre autosufficienti
6) Diminuire i fattori di stress
7) Mantenere giovane la mente, interessandosi a tutto ciò che è moderno
8) Curare vista, udito denti ed eseguire check-up periodici
9) Curare la qualità del sonno
10) Coltivare relazioni umane positive con persone di qualunque fascia di età
Ma soprattutto: non si devono mai usare frasi del tipo "quand'ero giovane", "ai
miei tempi", "mai più!".
Infatti è banale rilevare che un vecchio non fa le stesse cose di un giovane.
Poiché da giovane probabilmente le faceva, è ovvio che è l'abbandono progressivo
dei comportamenti giovanili che causa l'invecchiamento psicologico. La cosa
interessante è che esiste una spia ben precisa che indica quando scatta la
decisione di abbandonare un comportamento giovanile: si tratta della decisione
volontaria del soggetto di non comportarsi più in un certo modo, di escludere
dalla propria vita un'entità che apparteneva alla sua giovinezza. La frase
classica (inconscia o esplicita) è: "Mai più!".
Lo sportivo che dopo una carriera di successo abbandona l'agonismo, può comunque
continuare a praticare il suo sport (non dice "Mai più!") oppure lasciarlo del
tutto, magari trasformandosi in un ozioso manager nell'ambito dello sport. In
questo secondo caso il contraccolpo psicologico del non praticare più lo sport
che per anni aveva praticato non può che provocare un invecchiamento. Si deve
notare che non è l'abbandono dello sport agonistico a provocare
l'invecchiamento, ma l'abbandono dello sport in generale. Infatti il primo non è
dovuto al soggetto (che magari non è più competitivo e non viene più
selezionato), mentre il secondo è una scelta totalmente sua.
Se i "mai più" diventano sempre più numerosi e frequenti il soggetto invecchia
rapidamente e a quarant'anni può tranquillamente avere un'età psicologica di
sessanta. D'altra parte è facilmente rilevabile che chi viene giudicato
giovanile in genere è una persona che fa le stesse cose che faceva anni prima o
addirittura ha gli stessi comportamenti di quando era al culmine della maturità.